Le “mie” geometrie – Parte 1: il difficile mondo degli esseri umani
Le “mie” geometrie – Parte 1: il difficile mondo degli esseri umani

Le “mie” geometrie – Parte 1: il difficile mondo degli esseri umani

Non mi è mai stato semplice relazionarmi alle persone.

Per natura sono timida e parecchio introversa, non mi riesce facile (ma per nulla proprio!) raccontarmi e mostrare le mie emozioni… figuriamoci parlare dei miei sentimenti e dei ricordi più preziosi. Ho sempre faticato a mostrare affetto quando ne provavo e mi sono sentita spesso in imbarazzo, impacciata, imbranata fin quasi alla comicità. 

Forse non ha aiutato il fatto di non distinguere il viso delle persone (se non sapete di cosa parlo, potete leggerlo qui). Forse neppure essere cresciuta immersa in beata solitudine tra libri, alberi e videogiochi. Forse nemmeno avere un grande immaginazione e la possibilità di entrare con poca fatica in visioni e mondi interiori per nulla bisognosi del contatto esterno.

Sia come sia, per me avere a che fare con le persone non è mai stato immediato e il difficile mondo degli esseri umani mi ha spaventata o confusa molte volte. Tuttavia, sono sempre stata ben lontana dal volermi isolare e chiudere in solitaria meditazione. In solitudine mi rilasso e sto bene, certo, eppure le relazioni sono indispensabili anche per me, anche io desidero vicinanza, appartenenza

Ciò detto, capite come sia stato per me importante trovare una via di in contatto con le persone anche grazie alle geometrie.

Intendiamoci: non sono nata per essere “l’anima della festa” e il mio carattere rimane  riservato, ma non è questo il punto. Molte persone che capitano a leggere questa mia pagina di diario capiranno: in molte occasioni la timidezza, la paura del giudizio e difficoltà a comunicare sanno rendere difficili anche le cose più semplici. Chiedere un’informazione a un collega, invitare un’amica a cena, rifiutare una richiesta, fare una telefonata, parlare in pubblico. 

Ci puoi mettere tutta la buona volontà e l’apertura di cui disponi, ma rimane il groppo in gola, il palmo sudaticcio, il cuore che rimbomba. E anche sono iniziare la conversazione è come una montagna da scalare.

Quando ho iniziato a rendere sistematico il mio contatto con le geometrie, ho iniziato a scorgerle (o, all’inizio, cercare di scorgerle) nelle persone attorno a me. 

Le cercavo nel corpo, nel volto, nel colore degli occhi. Le sentivo nella scelta delle parole e nei movimenti, nei colori di capelli e vestiti. Più il mio Ricordo si faceva vivo e nitido, più ad ogni aspetto fisico o sottile che avvertivo nelle persone iniziava ad associarsi un mondo di energie, insegnamenti, collegamenti profondi e pieni di fascino. Pian piano, dietro la personalità che tanto mi intimidiva, iniziavo a sbirciare dimensioni più delicate, più intime. Il più delle volte preziose. 

Così, dietro un atteggiamento rigido iniziavo a stupirmi di trovare, ad esempio, un grande amore per la pace o un forte altruismo che si mostravano in un bellissimo Ottagono. Dietro l’irruenza, scoprivo l’entusiasmo o il senso di responsabilità che appariva nel Cerchio. Dietro un modo brusco, vedevo la paura o il dolore da cui nasceva e la bellezza del Pentagono che lo trasformava come un alchimista.

Poco alla volta, imparare a conoscere il linguaggio delle geometrie mi ha permesso di comprendere molto, ma molto meglio, le persone. 

Si perché proprio la nostra parte più umana e viva, più sensibile e preziosa, si mostra senza veli nelle nostre geometrie. Sembra assurdo, ma diventa (con un po’ di allenamento) più facile vedere e apprezzare i talenti che i difetti, anche in chi conosciamo poco. Anche in chi fa di tutto per nasconderli. E… anche in noi!

Non esagero nel dire che le geometrie mi hanno reso più semplice vivere nel mondo. In qualche modo mi hanno aiutata ad accettare di aver scelto di nascere ed essere come sono. Un poco alla volta mi hanno aiutata a pulire e rendere più autentiche le relazioni, rimuovendo con delicatezza i fronzoli, gli strascichi, le proiezioni. Alcune si sono con naturalezza chiuse. Altre sono fiorite. 

Non esagero quando dico che imparare a leggere le geometrie ha spalancato un nuovo linguaggio nelle relazioni di tutti i tipi.

E pian piano scopro che ora sono io a voler abbracciare gli amici che incontro. Che per telefonare non devo prepararmi dieci minuti prima. Che le informazioni le posso chiedere senza impanicarmi. Ma più ancora, scopro che so raccontare anche agli altri quanto appaiono belli con le loro geometrie e i loro colori, quanto il talento che hanno sia esplicito e potente, indubitabile. Quanto ci sia in noi, al di là del carattere e della personalità, che attende solo di essere guardato, visto, riconosciuto.